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Genesi
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(Testo CEI74)

47
L'udienza del faraone

Giuseppe andò ad informare il faraone dicendogli: «Mio padre e i miei fratelli con i loro greggi e armenti e con tutti i loro averi sono venuti dal paese di Canaan; eccoli nel paese di Gosen». Intanto prese cinque uomini dal gruppo dei suoi fratelli e li presentò al faraone. Il faraone disse ai suoi fratelli: «Qual è il vostro mestiere?». Essi risposero al faraone: «Pastori di greggi sono i tuoi servi, noi e i nostri padri». Poi dissero al faraone: «Siamo venuti per soggiornare come forestieri nel paese perché non c'è più pascolo per il gregge dei tuoi servi; infatti è grave la carestia nel paese di Canaan. E ora lascia che i tuoi servi risiedano nel paese di Gosen!».

Altro racconto

Allora il faraone disse a Giuseppe: «Tuo padre e i tuoi fratelli sono dunque venuti da te. Ebbene, il paese d'Egitto è a tua disposizione: fà risiedere tuo padre e i tuoi fratelli nella parte migliore del paese. Risiedano pure nel paese di Gosen. Se tu sai che vi sono tra di loro uomini capaci, costituiscili sopra i miei averi in qualità di sovrintendenti al bestiame». Poi Giuseppe introdusse Giacobbe, suo padre, e lo presentò al faraone e Giacobbe benedisse il faraone. Il faraone domandò a Giacobbe: «Quanti anni hai?». Giacobbe rispose al faraone: «Centotrenta di vita errabonda, pochi e tristi sono stati gli anni della mia vita e non hanno raggiunto il numero degli anni dei miei padri, al tempo della loro vita nomade». Poi Giacobbe benedisse il faraone e si allontanò dal faraone.

Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro una proprietà nel paese d'Egitto, nella parte migliore del paese, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone. Giuseppe diede il sostentamento al padre, ai fratelli e a tutta la famiglia di suo padre, fornendo pane secondo il numero dei bambini.

Politica agraria di Giuseppe

Ora non c'era pane in tutto il paese, perché la carestia era molto grave: il paese d'Egitto e il paese di Canaan languivano per la carestia. Giuseppe raccolse tutto il denaro che si trovava nel paese d'Egitto e nel paese di Canaan in cambio del grano che essi acquistavano; Giuseppe consegnò questo denaro alla casa del faraone.

Quando fu esaurito il denaro del paese di Egitto e del paese di Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: «Dacci il pane! Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più denaro». Rispose Giuseppe: «Cedetemi il vostro bestiame e io vi darò pane in cambio del vostro bestiame, se non c'è più denaro». Allora condussero a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro il pane in cambio dei cavalli e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell'anno li nutrì di pane in cambio di tutto il loro bestiame.

Passato quell'anno, vennero a lui l'anno dopo e gli dissero: «Non nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno. Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un deserto!». Allora Giuseppe acquistò per il faraone tutto il terreno dell'Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto infieriva su di loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone. Quanto al popolo, egli lo fece passare nelle città da un capo all'altro della frontiera egiziana. Soltanto il terreno dei sacerdoti egli non acquistò, perché i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da parte del faraone e si nutrivano dell'assegnazione che il faraone passava loro; per questo non vendettero il loro terreno.

Poi Giuseppe disse al popolo: «Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno. Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini». Gli risposero: «Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso di trovar grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!». Così Giuseppe fece di questo una legge che vige fino ad oggi sui terreni d'Egitto, per la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero del faraone.

Ultime volontà di Giacobbe

Gli Israeliti intanto si stabilirono nel paese d'Egitto, nel territorio di Gosen, ebbero proprietà e furono fecondi e divennero molto numerosi.

Giacobbe visse nel paese d'Egitto diciassette anni e gli anni della sua vita furono centoquarantasette. Quando fu vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto! Quando io mi sarò coricato con i miei padri, portami via dall'Egitto e seppelliscimi nel loro sepolcro». Rispose: «Io agirò come hai detto». Riprese: «Giuramelo!». E glielo giurò; allora Israele si prostrò sul capezzale del letto.

(Testo TILC)

47
Giacobbe è accolto dal faraone

Giuseppe andò dal faraone per informarIo e gli disse: 'Maestà, mio padre e i miei fratelli sono giunti qui dalla terra di Canaan con pecore, capre, bovini e tutti i loro averi. Ora si trovano nella regione di Gosen'.
Aveva preso con sé cinque dei suoi fratelli. Li presentò al faraone che chiese loro:
- Qual è il vostro mestiere?
- Maestà! - essi risposero. - Noi, tuoi servitori, come i nostri padri siamo sempre stati pastori.
E aggiunsero:
- La carestia è così grande nella terra di Canaan che non c'è più pascolo per i nostri greggi. Perciò siamo venuti qui e ci siamo fermati nella regione di Gosen. Dacci il permesso di potervi restare.
Il faraone disse a Giuseppe:
- Tuo padre e i tuoi fratelli sono venuti qui da te. Hai a tua disposizione l'intero Egitto: falli abitare nella regione migliore! Restino pure in Gosen. E se pensi che fra di essi vi sono uomini competenti, mettili come responsabili del mio bestiame.
Poi Giuseppe condusse dal faraone suo padre Giacobbe e glielo presentò. Giacobbe salutò e benedisse il faraone, che gli disse:
- Quanti anni hai?
- Da centotrent'anni vivo errando da un paese all'altro, - rispose Giacobbe. - E' stata una vita molto dura, ma a me sembra breve al confronto con quella dei miei padri, vissuti anch'essi come nomadi.
Poi, con parole di saluto e di benedizione si congedò dal faraone.
Giuseppe eseguì l'ordine del faraone. Fece abitare suo padre e i suoi fratelli in Egitto. Diede loro una proprietà nella regione migliore, quella di Ramses. Si preoccupò anche di fornirli di viveri in proporzione al loro numero.

La politica agraria di Giuseppe

La carestia era ovunque tremenda. Non soltanto in Canaan, ma anche in Egitto si soffriva la fame. Perciò non soltanto da Canaan, ma anche dall'Egitto si veniva a comprare viveri da Giuseppe che si trovò a incassare tutti i soldi di quelle regioni, soldi che egli depositò nel palazzo del faraone. Quando però sia Canaan che l'Egitto ebbero esaurito il loro denaro, gli Egiziani vennero tutti quanti insieme da Giuseppe e gli dissero:
- Dacci da mangiare! Vorresti forse lasciarci morire di fame qui davanti a te, solo perché non abbiamo più soldi?
- Se non avete più soldi, cedetemi il vostro bestiame, - rispose Giuseppe, - e io vi darò cibo in cambio.
Allora essi portarono a Giuseppe il loro bestiame: cavalli, asini, buoi, pecore, capre. In cambio Giuseppe li rifornì di viveri per tutto quell'anno.
Trascorso però quell'anno, gli Egiziani tornarono da Giuseppe e gli dissero: 'Non possiamo certo nasconderti le nostre necessità, signore: siamo rimasti senza soldi e senza bestiame. Non ci restano che le nostre braccia e i nostri campi! E tu saresti capace di stare a guardare senza far niente mentre noi moriamo di fame e le nostre terre vanno in rovina? Compera, in cambio di cibo, noi stessi e i nostri terreni: noi con le nostre terre diventeremo schiavi del faraone e tu ci darai della semente. Così non saremo costretti a morire di fame e potremo vivere, e i nostri campi non diventeranno un deserto'.
La fame era tanto grande che ogni Egiziano vendette il suo podere. Giuseppe li acquistò tutti per conto del faraone e così l'intero territorio diventò proprietà del re d'Egitto. E Giuseppe raccolse i contadini in grossi centri abitati, da un capo all'altro del paese.
Soltanto le terre dei sacerdoti non poté comprare, perché essi ricevevano dal faraone un'assegnazione di viveri. Si nutrirono dunque con quei viveri e non furono costretti a vendere i loro terreni.
Poi Giuseppe disse agli Egiziani:
- Oggi, per conto del faraone io ho acquistato voi e le vostre terre. Questa è la vostra semente. Andate a seminarla nei campi. Però, al momento del raccolto, un quinto andrà al faraone. Gli altri quattro quinti rimarranno a voi, parte come semente per i campi e parte come cibo per voi, i vostri figli, i vostri nipoti e quanti sono con voi.
Essi risposero:
- Tu ci salvi da morte sicura! Se tu, nostro signore, ci aiuti, noi accettiamo di servire il faraone come schiavi.
Giuseppe emanò allora un decreto, tuttora in vigore, il quale stabiliva che in tutto l'Egitto la quinta parte del raccolto spetta al faraone. Solo le proprietà dei sacerdoti non furono soggette a questa tassa per il re.

Le ultime volontà di Giacobbe

Gli Israeliti rimasero in Egitto, nella regione di Gosen. Vi si stabilirono, ebbero molti figli e divennero numerosi. Giacobbe visse ancora diciassette anni in Egitto e raggiunse così l'età di centoquarantasette anni.
Poco prima di morire chiamò suo figlio Giuseppe e gli disse:
- Se mi vuoi bene, devi essere buono e leale verso di me: metti ora la tua mano sotto la mia coscia e promettimi che non mi seppellirai in Egitto. Quando sarò morto dovrai portare il mio corpo fuori d'Egitto e seppellirlo nel sepolcro dei miei padri.
- Farò come hai detto! - rispose Giuseppe. - Giuramelo! - riprese Giacobbe.
E Giuseppe giurò. Allora Giacobbe, a capo del suo letto, si inchinò profondamente.

(Testo CEI2008)

47
Giuseppe andò a informare il faraone dicendogli: «Mio padre e i miei fratelli con le loro greggi e i loro armenti e con tutti i loro averi sono venuti dalla terra di Canaan; eccoli nella terra di Gosen». Intanto prese cinque uomini dal gruppo dei suoi fratelli e li presentò al faraone. Il faraone domandò loro: «Qual è il vostro mestiere?». Essi risposero al faraone: «Pastori di greggi sono i tuoi servi, lo siamo noi e lo furono i nostri padri». E dissero al faraone: «Siamo venuti per soggiornare come forestieri nella regione, perché non c'è più pascolo per il gregge dei tuoi servi; infatti è grave la carestia nella terra di Canaan. E ora lascia che i tuoi servi si stabiliscano nella terra di Gosen!».
Allora il faraone disse a Giuseppe: «Tuo padre e i tuoi fratelli sono dunque venuti da te. Ebbene, la terra d'Egitto è a tua disposizione: fa' risiedere tuo padre e i tuoi fratelli nella regione migliore. Risiedano pure nella terra di Gosen. Se tu sai che vi sono tra loro uomini capaci, costituiscili sopra i miei averi in qualità di sorveglianti sul bestiame». Quindi Giuseppe introdusse Giacobbe, suo padre, e lo presentò al faraone, e Giacobbe benedisse il faraone. Il faraone domandò a Giacobbe: «Quanti anni hai?». Giacobbe rispose al faraone: «Centotrenta di vita errabonda, pochi e tristi sono stati gli anni della mia vita e non hanno raggiunto il numero degli anni dei miei padri, al tempo della loro vita errabonda». E Giacobbe benedisse il faraone e si allontanò dal faraone.
Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro una proprietà nella terra d'Egitto, nella regione migliore, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone. Giuseppe provvide al sostentamento del padre, dei fratelli e di tutta la famiglia di suo padre, secondo il numero dei bambini.
Giuseppe e la carestia

Ora non c'era pane in tutta la terra, perché la carestia era molto grave: la terra d'Egitto e la terra di Canaan languivano per la carestia. Giuseppe raccolse tutto il denaro che si trovava nella terra d'Egitto e nella terra di Canaan in cambio del grano che essi acquistavano; Giuseppe consegnò questo denaro alla casa del faraone.
Quando fu esaurito il denaro della terra d'Egitto e della terra di Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: «Dacci del pane! Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più denaro». Rispose Giuseppe: «Se non c'è più denaro, cedetemi il vostro bestiame e io vi darò pane in cambio del vostro bestiame». Condussero così a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro il pane in cambio dei cavalli e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell'anno li nutrì di pane in cambio di tutto il loro bestiame.
Passato quell'anno, vennero da lui l'anno successivo e gli dissero: «Non nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno. Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un deserto!». Allora Giuseppe acquistò per il faraone tutto il terreno dell'Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto infieriva su di loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone. Quanto al popolo, egli lo trasferì nelle città da un capo all'altro dell'Egitto. Soltanto il terreno dei sacerdoti egli non acquistò, perché i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da parte del faraone e si nutrivano dell'assegnazione che il faraone passava loro; per questo non vendettero il loro terreno.
Poi Giuseppe disse al popolo: «Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno. Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini». Gli risposero: «Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso di trovare grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!». Così Giuseppe fece di questo una legge in vigore fino ad oggi sui terreni d'Egitto, secondo la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero proprietà del faraone.
Gli Israeliti intanto si stabilirono nella terra d'Egitto, nella regione di Gosen, ebbero proprietà e furono fecondi e divennero molto numerosi.

Morte, testamento e benedizioni di Giacobbe

Giacobbe visse nella terra d'Egitto diciassette anni e gli anni della sua vita furono centoquarantasette. Quando fu vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto! Quando io mi sarò coricato con i miei padri, portami via dall'Egitto e seppelliscimi nel loro sepolcro». Rispose: «Farò come hai detto». Riprese: «Giuramelo!». E glielo giurò. Allora Israele si prostrò sul capezzale del letto.

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